L’aborto spontaneo: cause e terapia

Quasi una gravidanza su cinque finisce troppo presto, prima delle 24 settimane, con un aborto spontaneo. A volte, l’evento non rimane isolato, ma tende a ripetersi: si parla in questo caso di aborto ripetuto (se si verificano due interruzioni spontanee di gravidanza consecutive) o ricorrente (tre o più episodi) o, più in generale, di poliabortività. Ecco quali sono le cause principali di questi eventi, come è possibile prevenirli e cosa fare quando si verificano. (anche nei casi di fecondazione assistita, fivetovodonazione, embriodonazione, seme del donatore)

Quasi una gravidanza su cinque finisce troppo presto, prima delle 24 settimane, con un aborto spontaneo: un evento improvviso e spesso doloroso per donne che magari hanno tanto desiderato un figlio. A volte, l’evento non rimane isolato, ma tende a ripetersi: si parla in questo caso di aborto ripetuto (se si verificano due interruzioni spontanee di gravidanza consecutive) o ricorrente (tre o più episodi) o, più in generale, di poliabortività (in gravidanze naturali o dopo fecondazione assistita, fivetovodonazione, embriodonazione, seme del donatore etc). Ecco quali sono le cause principali di questi eventi, come è possibile prevenirli e cosa fare quando si verificano.

Quanto è frequente l’aborto spontaneo?

L’aborto spontaneo è un evento piuttosto frequente: circa il 15-20% delle gravidanze confermate si interrompe nelle prime settimane. In molti casi, inoltre, la gravidanza finisce ancora prima che la donna capisca di essere incinta: sembra che questo succeda nel 50-70% dei concepimenti. Un singolo episodio di aborto spontaneo non influisce sulla possibilità di gravidanze future.

La poliabortività è più rara: aborti ripetuti si verificano nel 2% delle donne e aborti ricorrenti nello 0,5-1%. Il fatto di aver avuto più aborti è un fattore di rischio per gravidanze successive, che possono a loro volta interrompersi spontaneamente. In alcuni casi, però, è possibile intervenire con misure preventive per ridurre questo rischio.

Come si manifesta e come viene diagnosticato l’aborto?

La manifestazione principale è data dalla perdita di sangue, accompagnata da dolore al ventre (ma attenzione: può trattarsi solo di una minaccia o di un falso allarme ). A volte, l’aborto viene scoperto prima della comparsa dei sintomi, durante un’ecografia di routine.

Si fa una diagnosi di aborto spontaneo quando l’ecografia mostra una camera gestazionale con diametro superiore ai 20 mm, ma senza embrione all’interno o quando c’è un embrione di almeno 5 mm senza battito.

Che cosa succede dopo un aborto? Come si interviene?

Quando una gravidanza si interrompe spontaneamente sono possibili due opzioni terapeutiche:

Terapia chirurgica (anche detta raschiamento o revisione).

In pratica, dopo la dilatazione del canale cervicale, vengono aspirati con una piccola cannula tutti i residui rimasti in utero, ripulendo infine l’interno con uno strumento a forma di cucchiaio. L’intervento viene effettuato sotto sedazione: la donna si addormenta per una decina di minuti, senza bisogno di un’anestesia generale. Le complicanze (emorragia, infezione, perforazione uterina) sono rare.

Condotta di attesa

come dice il nome, si aspetta che tutto il materiale sia eliminato naturalmente. Al massimo, si stimola l’espulsione con farmaci che aiutano l’utero a contrarsi. Una delle complicanze è il sanguinamento abbondante, con dolori pelvici. Se la situazione sembra ingestibile è bene recarsi in ospedale, dove potrà essere praticato un raschiamento d’urgenza. Non va mai dimenticato che per la donna l’aborto spontaneo può essere un evento molto doloroso dal punto di vista psicologico. Spesso si provano sentimenti di tristezza, di perdita, di rabbia e anche senso di colpa e ci si può sentire sole e isolate, anche perché a livello sociale in genere si tende a minimizzare l’accaduto (maggiore ragione dopo fecondazione assistita, sia  fivetovodonazione,  embriodonazione, seme del donatore). Per superare queste difficoltà è sempre utile chiedere l’aiuto di uno psicologo o psicoterapeuta o cercare il supporto di un gruppo di auto-mutuo-aiuto.

Le cause dell’aborto sporadico

Nel caso di aborto spontaneo sporadico, la causa più frequente è rappresentata da anomalie cromosomiche del feto (50-70% dei casi). Si tratta soprattutto di anomalie nel numero dei cromosomi, che dovrebbero essere 46 (23 di origine materna e 23 di origine paterna), ma a volte sono di più o di meno. È quello che succede nella sindrome di Down (trisomia del cromosoma 21), uno dei rari casi di anomalie nel numero cromosomico compatibili con la vita.

Altre anomalie riguardano la struttura dei cromosomi. La frequenza delle alterazioni cromosomiche del feto aumenta con l’età materna. Altri fattori di rischio per l’aborto sono di tipo ambientale: il fumo di sigaretta, l’uso di cocaina, il consumo da moderato a elevato di alcool, l’assunzione di alcuni farmaci sono tutti elementi che aumentano la possibilità di un’interruzione spontanea di gravidanza.

Le cause della poliabortività

Diciamolo subito: in molti casi non è ancora possibile trovare una causa certa dell’aborto ricorrente. Detto questo, però, ci sono condizioni che predispongono al fenomeno.

Anomalie cromosomiche

Se i cromosomi dei genitori sono normali, le alterazioni cromosomiche non costituiscono una causa importante di aborto ricorrente. Ci sono però situazioni in cui i genitori presentano alterazioni dei cromosomi – in genere si tratta di traslocazioni, cioè dello scambio di “pezzi” – che possono portare a embrioni non vitali. Anomalie del cariotipo (la mappa dei cromosomi) di almeno un genitore si verificano nel 4-6% delle coppie con una storia di poliabortività. In questi casi una possibilità potrebbe essere data dal ricorso alla fecondazione in vitro, con diagnosi preimpianto dell’embrione, per individuare gli embrioni che non hanno ereditato le anomalie.

Anomalie anatomiche dell’utero

Circa il 15% delle donne che va incontro ad aborti ripetuti presenta anomalie nella struttura dell’utero. In alcuni casi (per esempio l’utero bicorne o l’utero setto) si tratta di vere e proprie malformazioni congenite, mentre in altri casi si tratta di condizioni acquisite dopo la nascita, come l’endometriosi, la presenza di sinechie uterine (aderenze che possono derivare da infezioni o interventi chirurgici), la presenza di miomi. Alcune di queste malformazioni o anomalie possono essere corrette con interventi chirurgici.

Malattie o condizioni materne

Varie condizioni materne possono predisporre all’aborto ricorrente. Tra queste: – Trombofilie: sono delle alterazioni della coagulazione del sangue, che tende a coagulare in eccesso, ostacolando i cambiamenti fisiologici della circolazione che dovrebbero avvenire in gravidanza. Tra le cause più comuni di trombofilia troviamo mutazioni del fattore V di Leiden e della protrombina II, deficit di antitrombina II e di proteina C ed S, elevati livelli plasmatici di Fattore VIII, iperomocisteinemia.

Anche la cosiddetta sindrome da anticorpi antifosfolipidi può rappresentare una causa di trombofilia. Il trattamento d’elezione in presenza di una di queste condizioni è rappresentato dalla somministrazione di aspirina e di eparina, entrambe a basso dosaggio. Anche nei casi di fecondazione assistita, fivetovodonazione,  embriodonazione, donazione del seme etc – Malattie endocrine (ormonali), come l’ipotiroidismo e il diabete. Se ben curate, però, queste patologie non sono più responsabili di aborto.

Altre patologie endocrine sono la sindrome dell’ovaio policistico e l’insufficienza del corpo luteo, che vengono in genere trattate con la somministrazione rispettivamente di metformina e progesterone. – Fattori immunologici, come la presenza di malattie autoimmuni (per esempio il lupus eritematoso sistemico) o alterazioni della capacità dell’organismo materno di “tollerare” la presenza della placenta e del feto (che dal punto di vista immunitario sono paragonabile a organi estranei).

Infezioni

Alcuni agenti infettivi in grado di attraversare la placenta (come Toxoplasma, citomegalovirus, rosolia) oppure responsabili di infezioni vaginali potrebbero avere un ruolo nell’induzione di aborto, anche se non è ancora del tutto chiaro se possano essere responsabili di aborti ricorrenti. Incontinenza cervicale Tra il terzo e il sesto mese di gravidanza, alcune perdite fetali possono essere causate dal fenomeno di incontinenza cervicale, cioè dal fatto che il collo dell’utero tende a dilatarsi anche in assenza di contrazioni.

Per prevenire questo evento, nei casi a rischio si può praticare il cosiddetto “cerchiaggio”: l’inserimento di una fettuccia che tiene chiuso il collo dell’utero. Come prevenire l’aborto spontaneo Se si verificano più aborti, è molto utile cercare di capire se ci sono fattori scatenanti, perché in alcuni casi questi possono essere sotto controlli con appositi trattamenti, riducendo così il rischio di nuove perdite fetali.(importante prima di seguire un trattamento di fecondazione assistita, sia  fivetovodonazione, embriodonazione, donatore del seme etc). Le indagini diagnostiche da eseguire per saperne di più sono diverse:

Indagini ematochimiche e immunologiche:

si tratta di esami del sangue per valutare la possibilità di trombofilie (screening trombofilico), di malattie endocrine (ipotiroidismo, diabete), di infezioni o di malattie autoimmuni.

Indagini genetiche:

analisi cromosomica dell’embrione o del feto abortiti (se disponibili), anche attraverso nuove metodiche come l’array CGH; analisi cromosomica dei genitori; consulenza genetica, ricerca di mutazioni per geni coinvolti nelle trombofilie.

Indagini anatomiche:

visita ginecologica, ecografia (anche tridimensionale), isteroscopia. Indagini microbiologiche: tamponi cervico-vaginali, striscio vaginale.

La source: .nostrofiglio.it

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